Dietro ad ogni mamma c’è sempre una (gran) donna
E dietro ad ogni papà, c’è sempre un (grande) uomo.
Questa è un’affermazione semplice, magari “forte” o magari “spiritosa” e nel lavoro educativo e formativo con i genitori cerco di non dimenticarlo mai.
Di temerlo sempre presente.
Perchè non ci possiamo mai occupare dei bisogni specifici dei genitori e dei loro bambini se non abbracciamo quelli generali.
Sarebbe come curare un pezzo di giardino senza notare la sua armonicità con il resto.
Quello che spesso i genitori portano sono le difficoltà nel loro specifico ruolo e l’inghippo principale è volere un intervento aldilà della dinamica imminente.
Questo non è possibile: creerebbe un percorso zoppo e senza la ricchezza che ogni famiglia ha insita in sé.
Magari una mamma che non riesce a capire i bisogni del suo bambino è una donna che è carica di impegni, che fa l’equilibrista tra lavoro e famiglia e si sente sopraffatta.
Allora, in questo caso, l’intervento pedagogico può connotarsi come “pausa riflessiva” sulle sue azioni e mille impegni e solo dopo può proporre un percorso genitori-figli.
Magari una mamma si sente sola, perchè non ha figure familiari efficaci nel confronto e nel sostegno alla genitorialità, è la prima nel cerchio d’amiche che ha a che fare con un piccino.
In questo caso la consulenza pedagogica diventa un confronto, una dimensione dove si collocano diversi scenari d’intervento, tante possibilità tra cui scegliere per notare quale si adatta di più a quella donna che magari mai vi aveva pensato.

Spesso il papà sente un ruolo pesantissimo nel suo essere “uomo che deve badare alla famiglia”, allora prima di ogni intervento educativo serve essere rincuorati, sentire che comunque si può essere un buon padre attingendo al tempo di qualità, piuttosto che tempo in quantità.
Tutto ciò per dire che un intervento pedagogico che non sia olistico e che non abbracci con lo sguardo la situazione delle famiglie non permette davvero ai genitori di “essere presenti a se stessi” nel loro ruolo di traghettatori nel mondo.
Solo quando questa consapevolezza educativa viene a galla si può tendere alla nostra visione di genitore migliore che nasce dal nostro essere donne e uomini con pregi e difetti, ostacoli e grandi vittorie.
E quando in un momento pedagogico “perdo tempo” ad ascoltare come è andata la settimana di lavoro, a quante malattie si son sommate nel mese, alle volte che nel forno è bruciato qualcosa mentre si cercava di lavare il piccino….
Ecco, non perdo mai tempo, lo guadagno.
Per me è il corollario per creare, insieme alla famiglia, l’intervento educativo più adatto e vincente!